CAPITOLO 1
Lisbona, 29 ottobre 2012
1:
Credere che io sia il solo
essere vivente guarito attraverso un percorso terapico non ortodosso
non e' solo sbagliato, e' da cretini.
Sono stato cretino anche
io per un breve periodo. Poi mi sono guardato intorno.
Ho scoperto una fauna
boschiva la quale continuamente s'ammala e guarisce senza comperare
nulla in farmacia. E indigeni umani che allo stesso modo si ammalano
e sopravvivono negli angoli remoti della Terra. E altri casi clinici
risolti miracolosamente
dalla medicina alternativa, persino alle stesse mie latitudini.
Questo ho scoperto.
E ho ragionato su cio' che
e' in se' la medicina alternativa.
… Cos'e' … ?
Per definizione, quella
che ti viene negata.
Infatti, dato che la
medicina e' ufficiale in uno Stato se in quello Stato e'
riconosciuta, e dato che lo Stato e' l'insieme di risorse presenti su
un territorio e poste sotto la giurisdizione, il controllo e la
protezione di un esercito, mi sento di poter dire che tutto quanto e'
ufficiale e riconosciuto in uno Stato e' parte di un Sistema, e in
quanto tale, pasce necessariamente in separazione e scontro con ogni
potenziale Sistema alternativo a esso stesso. E' un fatto di
selezione e sopravvivenza. Per esempio, da un altro punto di vista,
potrei dire che lo Stato e' un insieme di risorse su un territorio,
sfruttate da una potenza armata che estorce consenso e mantenimento.
Questa visione e' negata da ogni Sistema vincente e
istituzionalizzato. Non e' la visione ufficiale e riconosciuta da
nessuno Stato moderno che rifletta su se stesso. Come potrebbe
esserlo? Riconoscerla, per un Sistema vincente, equivarrebbe al
suicidio.
Dicevo...
Non sono l'unico caso a
mia conoscenza di guarigione raggiunta mediante medicina alternativa.
E ho ragionato di
medicina, alternativa e ufficiale, come capita talvolta ai malati.
Una delle critiche che
viene mossa alla medicina ufficiale occidentale e' che non fondi
l'intervento sulla risoluzione del malanno quanto piuttosto agisca a
tamponare il male, senza guarirlo. Puo' essere vero. Del resto
potrebbe anche essere l'unico tentativo ragionevole di intervento su
corpi malati, questo.
Ma anche no.
Ad esempio c'era una mia
amica che si ammalo' di pericardite. Infiammazione del pericardio, la
membrana che avvolge il cuore. Comincio' ad accusare recidive. In sei
mesi se ne fece sei, ognuna lunga una quaresima e totalmente
invalidante. Dal secondo mese entro' in terapia presso un ospedale
della sua zona. Indagando, dopo ulteriori quattro mesi di farmaci,
con problemi inalterati se non peggiorati da esofagiti varie e
avvisaglie di trombosi, la mia amica scopri' che anche i luminari
piu' fulgidi nel campo pericarditi, in America come in Italia,
adottavano con sbandierato insuccesso quella formula terapica che
ella stava assumendo. Cosi' la mia amica smise di colpo di prendere
farmaci. E cambio' dieta.
Si mise a seguire una
delle tante alternative negate. Anche derise e colpevolizzate,
volendo. Fatto sta' che dopo aver intrapreso la dieta, la mia amica,
guari'. Oddio, non e' che guari' proprio dalla sera alla mattina:
rimase per tanto tempo a barcamenarsi tra cibi in e cibi out
subendo piccoli inconvenienti ad ogni sgarro. Ma non ebbe piu'
recidive.
Un mio amico, invece,
divenne un giorno tutto giallo. Cioe': svenne a centro strada durante
un rave e si risveglio' pochi minuti dopo completamente giallo.
Riusci' a non farsi portare in ospedale per miracolo.
Mi racconto' infatti che,
ripresosi gia' li' in centro strada, imploro' i suoi compagni di
condurlo in una delle loro case e di farlo almeno dormire, prima di
consegnarlo alle autorita' mediche. Il mio amico dormi' giallo a casa
di un suo compagno per una settimana mangiando solo petto di pollo e
bevendo acqua. Poi quando stava poco poco meglio, si procuro' tramite
terzi delle provviste e si fece scaricare in un prato, ai margini di
una strada che si inerpicava su per la montagna. In tenda. Rimase
un'altra settimana li', esausto sfiancato e giallo. Senza poter fare
altro che mangiare bere e trascinarsi dolorosamente all'aperto per
pisciare e cagare.
A due settimane
dall'incidente pero' riusciva a muoversi. Lentamente. Era ancora
giallo ma stava indubbiamente migliorando. Miglioro' fino a guarire,
sei mesi piu' tardi.
Questo amico mi racconto'
che aveva agito cosi' in conseguenza di due esperienze pregresse.
Due ragazzi della sua
comitiva, a distanza di pochi anni l'uno dall'altro, erano
nell'ordine ed entrambi: diventati improvvisamente gialli, entrati in
terapia presso centri oncologici ufficialmente riconosciuti e
sovvenzionati, e deceduti prima del sesto mese di cura.
Per il mio amico fu
l'input a non arrendersi alla medicina ufficiale.
Non cullava nessuna idea
di cura altra. Cercava solo una alternativa alla morte chemioterapica
offerta dal sistema.
In questa ottica, passando
per i conflitti irrisolti degli Hammeriani, risalendo lungo
l'orgone-terapia di reichiana memoria, arrivando fino ai metodi Di
Bella e alle diete dei gruppi sanguigni di D'Adamo, sprofondando
persino nei riti vudu'... ognuna delle metodologie per combattere il
male, fosse anche l'omeopatia, puo' essere elevata a sistema. Nessuna
e' probabilmente e per forza adeguata ad affrontare ogni male, e
ciononostante, questo, non e' un criterio determinante per cio' che
sto affermando. Ossia che ciascuna di queste teorie puo' essere
giusta e sbagliata, in maniera integrale e parziale o semplicemente
individuale, e che fa morti e successi, realisticamente, come quella
farmacologica che oggi da noi e' la teoria medica vincente. Secondo
quest'ultima il nocciolo sta nell'uccidere qualsiasi cosa compaia nel
corpo e che sia estranea o evidentemente assente in un organismo
asintomatico, considerato per definizione sano.
Ogni teoria puo' essere
elevata a sistema, dunque, ma e' solo la piu' violenta quella che ci
riesce.
Ecco cosa affermo.
Come dire: se uno Stato e'
un Sistema di sfruttamento perpetrato ai danni di un territorio e
delle sue risorse da parte di un potere armato, allora la medicina
ufficiale di quello Stato e' il metodo piu' efficace e violento
di sfruttamento che il Sistema abbia sviluppato fino ad oggi su quel
territorio e in quel campo.
Altrimenti, se cosi' non
fosse, lo Stato se ne fotterebbe dei divieti e lascerebbe ognuno
pregarsi i santi suoi.
Anche la terapia che la
dottoressa Esperita mi ha assegnato e' potenzialmente molto violenta.
Forse un giorno sara' elevata a sistema. Ad oggi che io sappia sono
l'unico a seguirla, ma chissa', potrei essere momentaneamente
nuovamente cretino...
Se non l'avete capito la
terapia in questione consiste nello spuntare 21 parole da una lista.
Una parola per ogni lettera dell'alfabeto italiano. Una parola per
ogni cazzo di fatto che io mai, prima di conoscere Esperita, avessi
personalmente sperimentato.
2:
Rita mi ha parlato spesso, negli ultimi mesi, di come il tempo stia accelerando verso una soluzione posta a limite li', sull'orizzonte disegnato. In definitiva, quando non succhia, impiega la bocca in tale maniera: nel dire dei Maya e della fine del mondo.
Chiaro, del mondo... per come lo conosciamo.
A dimostrazione della sua teoria pone innanzitutto una domanda tendenziosa. E' scorretto, lo so, ma io non ci provo nemmeno a spiegarglielo. La domanda comunque e' questa: non ti sembra, candida chiede, che il tempo una volta scorresse molto piu' lentamente?
Io non sono convinto che la percezione del tempo che scorre, piu' o meno rapidamente, sia legata all'approssimarsi di dicembre 2012. Perche' tutti i vecchi raccontano di come da bambini i giorni sembrino infiniti e di come invece, dopo una certa eta', gli anni comincino a sparire ingoiati da un rapido turbine modello “ed e' subito sera”.
Per me tutte le cose della vita hanno questo genere di andamento. All'inizio procedono lente e poi, mano a mano che se ne matura coscienza, cominciano a correre verso il compimento.
Prendete la lista di Esperita, ad esempio...
Quando l'ho letta per la prima volta ero stato appena dimesso dall'ospedale e mi sentivo bene. Ma bene davvero! Era come se mai avessi avuto l'infarto. La dottoressa Esperita, solo toccandomi col palmo al pene, aveva operato un miracolo. E all'inizio, l'avevo pensato definitivo.
Invece dopo, leggendo quella sorprendente prescrizione compilata in forma di lista, ho intuito, vagamente intuito, un senso di paura, di instabilita', di ricatto. Erano prescrizioni, le sue. Quindi rimandavano a comportamenti da tenere, a terapie da seguire, pena nuovo mancamento e ricaduta nel male.
Piu' ancora che un nuovo infarto, temevo di perdere quel senso di potenza vitale e quell'evidente potenza sessuale manifestatesi dopo l'incontro con la bella dottoressa. Mai prima nella vita, infatti, mi ero sentito ne' tanto forte ne' tanto erotico. Il mio pene era sempre stato una scaramuccia superflua, un sasso mediocre poco liscio e poco usato, dignitoso in qualche erezione, ma per la maggior parte del tempo tascabile nella bisaccia degli inutili. Di contro, dopo quella serata clamorosa li' in reparto, lungamente l'avevo sentito vivo e dominante. E mi ero parimenti io sentito pulsante e pieno. Evangelico, quasi, nel mio andare. Infervorato.
Pero' restava la spada di Damocle rappresentata dalla lista di esperienze mai fatte e da fare. Come a pegno del concesso: che potessi io restare cio' che mi sembrava di essere diventato.
… Ma di come le cose scorrano dapprincipio lentamente e poi accelerino, si diceva, e di come la lista di Esperita non faccia in niente eccezione.
Dunque...
La prima questione, la prima esperienza da immagazzinare, il primo ostacolo da superare, il primo nodo da sciogliere, e' stato il nodo dell'Annegamento.
Leggere la parola Annegamento in cima all'elenco dei “mai fatto”, mi ha da subito shoccato. Perche' se e' vero che alla lettera O non si legge la parola Omicidio, e' anche vero che l'annegamento non l'esclude a priori. Anzi...
Per due mesi sono rimasto in bilico, cercando di capire cosa potessi o chi dovessi annegare.
E alla fine ho optato per un animale. Cosi', tanto per provare. Anche perche' la sensazione pulsante di vita dentro si andava affievolendo, e dovevo almeno tentare di cominciare a seguire la strada indicata, anche solo per vedere l'effetto che mi avrebbe fatto.
Mi sono immediatamente accorto che pure annegare un non-umano sarebbe stato difficile. Sono tenero di cuore. O forse solo vigliacco, non so.
Ho scelto un coniglio. Ho pensato che sarebbe stato come uccidere me stesso. Meno rimorsi. L'ho comperato nel negozio di animali all'incrocio tra via Alberto da Giussano e la via Tuscolana, l'ho portato in casa e ho riempito la vasca. Il coniglio evidentemente non era tranquillo, tanto che l'acqua sgorgava e il suo petto esplodeva nonostante l'accarezzassi. E tanta paura aveva quella povera bestia, che quando l'ho avvicinata alla vasca traboccante ha avuto un infarto ed e' morta asciutta. Non so se sarei riuscito realmente a tenerla sotto il pelo a sufficienza senza desistere, ma di fatto la bestiola e' morta prima che io l'assassinassi.
Ho pianto. Davvero, ho pianto lacrime di coccodrillo per quel coniglio. E sono passato a prendermela con piu' esuberanti mici. Gattacci randagi romaneschi fieri e violenti.
E' stato quello il periodo in cui Simona mi ha preso per un cazzo di gattaro, trovandomi spesso agli angoli delle vie di quartiere che cercavo di adescare i felini. E poi, poco piu' avanti, s'e' verificato l'episodio di cui vi accennavo qualche paragrafo fa. Insomma... avete mai cercato di annegare un gatto randagio nella vasca da bagno?
Dopo una strenua battaglia durata tre ore ci siamo ritrovati in assedio. Lui bagnato sopra al boiler ed io in basso, maschera di graffi e sangue che cercavo di cacciarlo con la mazza della scopa. La vasca era ancora piena quando Simona e' rientrata trovandoci in quella imbarazzante situazione.
Archiviati i roditori, dunque, rinunciato alla lotta con individui adulti e battaglieri, mi sono rassegnato ad annegare un cucciolo. E sono tornato al negozio.
Mentre giravo tra quelle ceste piene di micetti e cagnetti speranzosi, davvero mi sembrava impossibile che avrei saputo realizzare l'atto. Ma, incredibilmente, mi e' venuta in aiuto Anita, la ex fidanzata. Nelle sembianze di un piccolo di pitbull identico a quello che aveva introdotto in casa contro il mio volere.
Lo guardavo nella cesta, quel cagnolino, senza avvertire nessuna pieta'. Anzi... sentivo montarmi dentro l'odio. Perche' giuro, era la faccia di Anita che vedevo. Li' al negozio e anche in seguito, mentre annegavo il molossoide in fasce, quello non aveva il muso, ma il mento liscio della mia ex convivente.
Subito dopo il canicidio ho sentito il vigore invadermi nuovamente. Rinnovarsi. Certo, non come in ospedale, ma l'ho decisamente sentito tornare. Tanto che nascondevo il cadavere del cane-Anita muovendomi indolenzito da una inestimabile erezione. E in tutto questo speravo. Speravo che il mio sentire fosse il risultato di aver seguito la lista di Esperita e non solo un caso, o il frutto di qualche strana e fino ad allora ignota perversione. Insomma... che funzionasse la prescrizione, speravo. Perche' per quanto apparisse irto di difficolta' il percorso, prometteva tanto. Tutto. Non solo la vita.
Comunque il primo punto spuntato l'ho spuntato quasi imbrogliando. O col dubbio che avessi imbrogliato annegando una bestia piuttosto che un uomo. Mi ha giovato, ma era ancora presto perche' avessi coscienza di cosa mi stesse accadendo.
La seconda esperienza, l'esperienza B di Brassica oleracea, s'e' svolta nel tempo. E si, pulsavo eccitato, ma come dire... diluito nei giorni e nei mesi. Nella semina nella crescita e nel raccolto. Di nuovo troppo inconsapevole.
Il terzo punto s'e' realizzato rapido invece, ha comportato un incidente ridicolo e umiliante ma e' stato determinante per farmi comprendere come la terapia funzionasse e per farmi pure intuire come funzionasse in maniera crescente.
Al terzo punto c'era scritto Centurione. Facile e preciso. Cosi' mi sono vestito da Centurione e sono andato al Colosseo, a cercare di mescolarmi agli altri figuranti che si fanno fotografare insieme ai turisti giapponesi. Sul momento andava tutto bene, ma poi, un po' per l'erezione sopraggiunta (la piu' sorprendente e notevole della mia vita, oltre che la piu' inopportuna, fino a quel giorno), un po' perche' la cricca dei lavoratori in maschera e' una mafia chiusa che non consente ad intrusi di lucrare sopra al business loro, i “colleghi” centurioni mi hanno circondato pari a famelici felini crudeli e romaneschi e mi hanno preso a bastonate, riducendomi un cencio. Quindi si, sono tornato a casa da una parte contento e arrapato, e dall'altra livido e spento.
A casa c'era Simona, che di giorno mi aveva visto vestito da scemo. E aspettava, per chiedermi conto o per ridere un po' con me della mascherata. E mi ha accolto, anzi no, raccolto lei quando sono rientrato pronto a svenire, tumefatto, dolorante nei denti, nelle braccia, sulle mascelle e persino un po' sulla destra dell'anca.
E' stata lei a trascinarmi in stanza. A poggiarmi sul letto, e ad aiutarmi a levare la corazza di plastica mezza spaccata.
Non avrei mai saputo che risponderle se mi avesse chiesto cosa cazzo facessi li' in mezzo a quella carnevalata e nemmeno se mi avesse chiesto cosa mi fosse successo alla fine della giornata, tanto da ridurmi allo straccio che ero diventato. Quindi facevo finta di essermi addormentato mentre lei, seduta sul letto, giocava a guardarmi insoddisfatta, incapace ad andar via, come arruolata, misteriosamente attratta. E la mano prima me la passava sui capelli e sul viso. E poi, fremendo, l'ho sentita scendere lungo il corpo a scoprire l'eccitazione. Quella con cui ero tornato dalla mia pazzesca spedizione e che resisteva fulgida nonostante le botte. Ecco, e' stato allora che ho cominciato a capire che ad ogni successo consegue un aumento, una evoluzione, un ulteriore grado di benessere immortale. Il mio corpo evade dalla mediocrita', si fa capace e capiente. E se ho centrato l'obiettivo, me lo conferma lui stesso, lui che di sicuro non mente.
Intanto quella sera Simona e' rimasta li' sul letto sfiorandomi il pene duro. Chissa' cosa pensava palpitando. Chissa' di che colore aveva le guance in quel secondo. Chissa' se avrebbe fatto bene a chinarsi sopra di me, seguendo l'istinto.
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